Nostalgia
di Bush
Di
Carlo Pelanda (26-11-2009)
Primi
rimpianti dell’era Bush. Ne sono portatori gli indiani reduci dalla splendida,
ma densa di imbarazzo, cena di Stato offerta da Obama al Primo ministro Singh.
Bush, in
particolare dal 2003 al 2006, offrì all’India il ruolo di alleato chiave in
Asia con tre scopi: (a) ingaggiarla in una strategia di contenimento
“regionale” della potenza cinese che non
sarebbe stata credibile se fosse stata condotta solo da Giappone ed Australia;
(b) disincentivarla a sostenere l’ambizione nucleare dell’Iran; (c) moderarne
per quanto possibile il conflitto con il Pakistan in modo da permettere
all’America di presentarsi a questo come mediatore efficace e così ottenere un
suo maggior impegno nel conflitto afgano. Con certa sorpresa degli osservatori,
l’India nazionalista, con una tradizione di “non allineamento” fin dalla sua
indipendenza, accettò più che volentieri. Contenere la Cina, competendo con questa
per essere riconosciuta il vero potere dell’Asia, era anche un suo interesse
primario. Nuova Delhi non aveva avuto il riconoscimento di potenza nucleare,
era oggetto di sanzioni per esserlo diventata comunque, e per questo appoggiava
le simili ambizioni dell’Iran. Bush concesse il riconoscimento formale e fece
finire le sanzioni. Non solo. Favorì l’emergere di una visione per cui l’India,
e non la Cina,
sarebbe stata il vero gigante asiatico del futuro, con uno sviluppo stabile
grazie al fatto che è una democrazia veramente funzionante e perché trainato
dalla tecnologia invece che dall’esportazione di ciarpame a basso costo.
L’India ebbe chiari vantaggi strategici ed economici – vi fu un boom di
investimenti esteri – e, pur ribadendo la propria forte autonomia, mollò l’Iran, siglò accordi
militari con l’America, partecipò all’alleanza asiatica delle democrazie e
prese una postura di più forte confronto, anche nucleare, con Pechino. Un capolavoro
per gli interessi occidentali. Ma Obama lo sta rovinando calando le braghe di
fronte a Pechino che pretende di essere riconosciuta prima potenza asiatica e
seconda al mondo a fianco dell’America, ma alla pari. Ciò ha distrutto il
fronte delle democrazie asiatiche e creato le condizioni di instabilità futura
nel Pacifico. Obama si è accorto di aver esagerato e ha cercato di rimediare
offrendo onori particolari, ma in realtà fuffa e non sostanza, a Singh. Questi,
con eleganza ha abbozzato. Così come hanno fatto gli europei quando Obama ha
annunciato a Pittsburgh, con arroganza e dilettantismo mai visti nella storia
recente, che il G7 era finito e i suoi poteri passavano al G20, cioè al G2
sinoamericano. Tutti stanno sperando che questa specie di scherzo della storia
che è la presidenza Obama finisca presto. Nel frattempo nostalgia di Bush.
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